Il miraggio di tornare indietro nel tempo, all’origine di ogni cosa, ai primi due chicchi di grano che si sono abbracciati a formare il primo pane
(Fabrizio Caramagna)

Titolo: Timbro da pane
Autore: Marianna Miglionico
Il timbro, detto anche marchio, per il pane è uno dei simboli dell’arte pastorale della murgia materana.
Fino agli anni ’50 del ‘900 le massaie usavano impastare il pane in casa e lo consegnavano ai garzoni dei forni per la cottura non prima di timbrare ciascuna forma per distinguerla da quelle delle altre famiglie. I timbri erano commissionati ai pastori che li realizzavano durante il periodo della transumanza, quando erano lontani dalle loro abitazioni e avevano del tempo libero da dedicare all’intaglio del legno che non mancava nel loro percorso.
Il timbro si componeva essenzialmente di tre sezioni: sulla base erano scolpite le iniziali del capofamiglia o un altro segno distintivo familiare, collegata attraverso un manico alla parte superiore artistico-figurativa decorata con elementi architettonici o sacri, figure umane, animali domestici, simboli di virilità e prosperità.
Alla funzione pratica, rendere riconoscibili le forme di pane dopo la cottura nei forni pubblici, si aggiungeva un significato simbolico e rituale collegato alle diverse raffigurazioni.
I timbri di origine più antica riportavano alla base stilizzazioni del simbolo solare, sostituito successivamente dall’effige della famiglia o dalle iniziali del capofamiglia; quando l’uomo più anziano veniva a mancare, il timbro veniva bruciato e sostituito da un altro pezzo decorato allo stesso modo ma con le iniziali del nuovo capofamiglia. Nei tempi più remoti, il manico era decorato prevalentemente da rami fioriti, simbolo di prosperità. Altri simboli di prosperità erano la chioccia e le stilizzazioni della figura femminile. Le raffigurazioni falliche, il gallo, il cane, la figura maschile, il gendarme erano, invece, simboli di virilità con funzione protettiva del nucleo familiare privato del capofamiglia durante il periodo della transumanza. Anche la quotidianità trovava spazio nelle raffigurazioni del timbro del pane, attraverso la riproduzione di simboli sacri e di elementi architettonici.
Il timbro del pane era anche utilizzato come pegno d’amore, offerto dal pretendente alla donna amata, da lei conservato se consenziente, o restituito per respingere la richiesta di fidanzamento; veniva anche spezzato se si interrompeva burrascosamente un’intesa.